Digitalizzazione della Giustizia… o quasi.

di: Avv. Gerlando Gibilaro

Questo articolo potrà sembrare uno sfogo.

Ed infatti un po’ è così, ma anche, forse, un modo per rendere più umano inDiritto.

Tribunale di Palermo, ore 09,00.

photo by Gabrilu

Devo costituirmi (per i non addetti ai lavori: produrre nel giudizio le difese del mio cliente attraverso il deposito del fascicolo di parte all’interno del fascicolo di causa)  in un procedimento per Accertamento tecnico ed ispezione giudiziale preventiva ex art. 696 c.p.c. (per i non addetti ai lavori: chi ha urgenza di far verificare, prima del giudizio, lo stato di luoghi o la qualità o la condizione di cose può chiedere che sia disposto un accertamento tecnico o un’ispezione giudiziale prima dell’instaurazione di un giudizio). Tale procedimento è Presidenziale (ovvero viene trattato dal Presidente del Tribunale).

Vado, quindi, nella cancelleria del Presidente e chiedo di potermi costituire.

Il cancelliere mi dice subito che sono stato fortunato: il fascicolo della causa in oggetto si trova proprio nella loro cancelleria!

Infatti, in genere, tali fascicoli vengono trattenuti presso l’ufficio delle iscrizioni a ruolo (per i non addetti ai lavori: dove vengono iscritti tutti i procedimenti affinché vengano assegnati ad un giudice per la trattazione).

Mi consegna quindi tutto il fascicolo d’ufficio e mi dice di andare a costituirmi presso l’ufficio delle iscrizioni a ruolo (al piano di sotto).

La mia non è una iscrizione a ruolo, il fascicolo è stato già formato dalla parte ricorrente, io rappresento alcuni dei convenuti (coloro che vengono citati in un giudizio).

Ma non posso costituirmi qui, presso la cancelleria, come accade per tutte le altre cause?”

“No”

“E perché?”

“Perché si fa così”

“Ma, mi scusi, non voglio insistere, ma ormai siete dotati di un pc collegato alla rete, potete farlo voi qui da terminale”

 

 

“Non è possibile e non è compito mio”.

Non polemizzo e vado al piano di sotto alle iscrizioni a ruolo.

Alle 09,30 sono il numero 60.

Ho scritto il mio nome nel turno appeso dietro la porta chiusa (poca trasparenza ma molta privacy).

Molti dei miei colleghi hanno scritto i loro cognomi diverse volte, in diverse parti del suddetto foglio, in modo che, fra una udienza ed un’altra, se dovessero perdere il turno, possono ritentare.

Benché la nota di iscrizione a ruolo (per i non addetti ai lavori: un plico nel quale sono indicati tutti i dati delle parti) sia redatta con in calce i codici a barre, che vengono letti da una penna ottica (credo sia per risparmiare del tempo), alla fine l’addetto deve sempre controllare de visu tutta la documentazione prodotta.

Alle 11,30 ho completato, più o meno, la mia attività d’udienza e cerco, finalmente, di potermi costituire nel detto procedimento.

Ad un certo punto un addetto del tribunale comunica a tutti noi che le c.d. ricerche informatiche si faranno proprio presso la stanza 72: ovvero la stanza delle iscrizioni a ruolo. La nostra stanza.

Per i non addetti ai lavori: le ricerche informatiche sono quelle ricerche sullo stato di determinate pratiche. Tali ricerche non si possono fare on-line dal proprio studio, ma solo in Tribunale, a mezzo di un addetto specificatamente preposto presso la stanza 24, a volte alla stanza 27, altre volte alla stanza 72, per intenderci proprio quella delle iscrizioni a ruolo.

Quindi, con il foglio della lista degli avvocati che si erano prenotati per le ricerche, comincia a chiamare l’appello.

Ovviamente tutti noi eravamo lì per le iscrizioni a ruolo, pertanto eravamo poco interessati all’argomento. Ho fatto tuttavia notare che l’appello avrebbe dovuto farlo presso la stanza solitamente preposta, infatti i miei colleghi dovevano trovarsi proprio lì dove solitamente vengono effettuate tali ricerche.

L’addetto, senza proferire parola, rientra nella stanza e non esce più.

Dopo qualche minuto uno sparuto gruppo di colleghi si avvicina a noi delle iscrizioni a ruolo e ci chiede se, per caso, le famose ricerche informatiche avevano cambiato stanza.

Rispondiamo che sì, in effetti l’addetto aveva letto un elenco e poi era entrato dentro.

Dopo alcuni tumulti esce l’addetto e dice:

Signori, sono solo. Il turno per le ricerche informatiche è a vista (vale a dire: guarda chi hai davanti perché vieni dopo di lui). E poiché devo fare sempre da solo anche le iscrizioni a ruolo da adesso facciamo: 3 iscrizioni ed una ricerca“.

Alle 12,00 circa più o meno, non ricordo, viene il mio turno.

L’attività dell’addetto consiste nel caricare nel sistema i miei dati: nome cognome etc. Faccio presente che il sistema già mi conosce, in quanto esercito, incredibile a dirsi, proprio presso il Tribunale di Palermo.

Dopo un paio di inceppamenti del pc e la confidenza dell’addetto sul fatto che: “Avvocato, io appartengo ad una generazione che non ne vuole sapere di computer“, l’addetto ha completato il suo lavoro con il fascicolo.

A questo punto, sempre l’addetto mi chiede se per cortesia posso andare a far firmare e timbrare il mio fascicolo dal cancelliere (stanza 24).

Solo in questa maniera, infatti, con l’apposizione del depositato da parte del cancelliere vi è l’ufficialità della costituzione.

Non è un mio obbligo. Avrei potuto cordialmente declinare, ma ci tenevo a vedere come andava finire.

Mi reco, quindi, alla stanza 24, aspetto un piccolo turno (due persone grazie a Dio, mi sarei maledetto per la mia curiosità), il cancelliere controlla la documentazione, appone i timbri e mi ritorna il fascicolo.

Alle 13,00 circa vado, quindi, a consegnare il fascicolo presso la cancelleria del Presidente, là dove lo avevo preso alle 09,00.

Non è una storia molto edificante. E’ anche un po’ mortificante per il sottoscritto.

E’ la storia di ogni giorno, la storia di molti avvocati, ma sopratutto di molti praticanti, di molti addetti, di molti cancellieri.

E’ bene sapere di cosa stiamo parlando quando sentiamo parole sulla digitalizzazione della giustizia.