Pakistan: la protesta degli avvocati

La repressione violenta della protesta degli avvocati pakistani che manifestavano contro il nulla-osta della Corte Suprema alla candidatura del generale Musharraf: una notizia che non poteva passare inosservata in questo luogo che si occupa prima di civiltà e quindi di diritto.
Circa un migliaio di persone si era radunato di fronte alla Commissione elettorale, mentre diecimila poliziotti anti-sommossa circondavano l’edificio. Quando i manifestanti, in maggioranza avvocati e giornalisti, hanno tentato di entrare, sono stati caricati dalla polizia.
Il leader della protesta Munir Malik, presidente dell’associazione avvocati, ha dichiarato “Osserviamo un giorno di lutto per protestare contro le pratiche fasciste del regime di Musharraf per sopprimere tutte le voci che dissentono dalle sue politiche e contro il suo sforzo illegale e anticostituzionale di farsi rieleggere“.
Gli avvocati hanno annunciato uno sciopero delle toghe a oltranza. Il loro movimento è all’avanguardia dell’opposizione civile.

Sommario:

I fatti
Brevi considerazioni

I fatti
Proclamando lo stato di emergenza il presidente Pervez Musharraf, (salito al potere dal 1999 con un colpo di Stato militare), ha sospeso la Costituzione e imposto delle restrizioni agli orgami di informazione.
I principali oppositori di Musharraf sono l’ex premier Benazir Bhutto (da otto anni in esilio volontario), Navaz Sharif (cacciato con il golpe del 1999, rientrato in patria dal suo esilio volontario londinese il 10 settembre, appena sbarcato a Lahore, alcuni emissari del governo lo hanno caricato nuovamente sul primo volo per l’Arabia Saudita), Imran Khan (appena messo agli arresti domiciliari). In ultimo gli avvocati (dell’opposizione) Munir A. Malik e Aitzaz Ahsan sono stati arrestati con un ordine di carcerazione di un mese.

Brevi considerazioni
Mi ha fatto uno strano effetto vedere le immagini della repressione della protesta degli avvocati pakistani. In sé quello che mi ha colpito è stata la protesta di questi miei colleghi che sono scesi in piazza, affrontando l’esercito, vestiti con gli abiti da udienza e rivendicando lo Stato di Diritto: quello Stato in cui nessuno può erigersi al di sopra della legge ed in cui tutti sono sottoposti ad essa.
In un mondo ed in una civiltà dove spesso, anche in paesi per così dire civilizzati, si scende in piazza o ci si astiene dalle udienze per micro-interessi personali o di categoria, ecco che, in un paese lontano in cui è a rischio la democrazia, il vivere civile e lo stesso Stato di Diritto, quegli operatori del diritto ci danno una grande lezione professionale.

In tal senso mi piace ricordare il giuramento dell’avvocato, quello stesso giuramento che io stesso ho prestato, per la verità in un’aula d’udienza distratta, indossando una toga altrui.
Quel giuramento in cui le parole dignità della professione forense, lealtà, onore, diligenza e fini della giustizia hanno un significato profondo e tuttavia oggi tristemente sottovalutato.
Un severo monito per il sottoscritto per ricordare cosa vuol dire essere un avvocato.

Giuramento:

“Consapevole dell’alta dignità della professione forense, giuro di adempiere ai doveri ad essa inerenti e ai compiti che la legge mi affida con lealtà, onore e diligenza per i fini della giustizia.”

(foto di: Nando Scafroglia)

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